Passi impossibili – Gv 15,26-16,4
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto».
Non ricordo bene l’età precisa, ma ricordo che andavo all’asilo. Chiesi a mio padre di poter andare in giro come un vero uomo, ovvero su una bicicletta senza rotelline di sicurezza ai lati. Mio padre acconsentì e smontò le rotelline. Tuttavia l’impresa mi parve troppo ardua e dopo alcuni timidissimi tentativi gli chiesi di poter tornare alla versione infantile del biciclo. Mio padre si rifiutò categoricamente. Ricordo ancora l’angoscia di una mattina, all’asilo, mentre salivo i gradini della scala d’ingresso: “come farò ad imparare la bicicletta?”. Mi sembrava sul serio una cosa impossibile. Poi in realtà ci riuscì, grazie all’incoraggiamento (più o meno brusco) della mia famiglia.
In effetti è così che funziona: se qualcosa ci sembra impossibile non possiamo riuscirci da soli. E’ matematico: ciò che non pensiamo di poter superare, non lo supereremo mai, se restiamo ad ascoltare unicamente la nostra voce. Diventa importante e necessario ascoltare la voce di qualcun altro, una parola che non è la nostra, che ci “testimoni” che è possibile.
Lo Spirito Santo, il “Paraclito”, è un po’ il grande assente della teologia e della fede cristiana oggi. A parte qualche movimento il cui carisma è centrato su questa Persona della Trinità, non se ne parla un granché. Eppure, senza lo Spirito Santo, credere nell’amore che vince la morte è impossibile. Il “Paraclito”, cioè “colui che è chiamato vicino”, è un po’ come quello che continua a dirci di provarci, perché lui è testimone del fatto che è possibile: è possibile amare fino alla fine e così scoprire che ciò che pensavamo la fine è in realtà il fine della vita, cioè fiorire a vita nuova.
Se dovessimo crederci da soli… meglio gettare la spugna: la fede nasce da uno specchio, da un confronto, da una voce che apre il labirinto della nostra mente e del nostro cuore. La chiamano vocazione, questa bicicletta senza rotelline.