Una cosa – Mc 10, 27-37
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
L’uomo “ricco” che si butta ai piedi di Gesù oggi sta cercando qualcosa, come molti di noi. E’ pieno di tante esperienze e tanti ricordi ed è una persona ricca di umanità, perché ha seguito le regole giuste ed è stato bravo, come molti di noi. Tuttavia, come molti di noi, non riesce a trovare un senso pieno alla propria vita, che resta ancorata all'”oggi” e non diventa “vita eterna”, cioè esistenza matura, autentica, profondamente umana. Non riesce ad essere felice.
Gli manca una cosa, che gli viene data dallo sguardo di Gesù. Gli manca il fatto che tutto ciò che lo rende ricco – le sue capacità, i suoi talenti, i suoi ricordi – non va conservato come per costruire un museo, ma va “dato ai poveri”, per costruire qualcosa di vivo e vitale.
Smettere di accumulare “beni” per sé, cioè smettere di fare le cose per avere un gagliardetto in più sulla camicia, per essere più bravi, per essenti più “santi”, iniziare a vivere per gli altri: questa è veramente “seguire” Cristo. Andare oltre sé stessi per incontrare gli altri diventa allora una conversione preziosa, forse “impossibile all’uomo”, ma non a Dio.
Oggi ci viene detto che la nostra vera felicità dipende, paradossalmente, da una cosa sola: saper donare la felicità agli altri. E se fosse vero?