Legge per amore – Mt 5,17-19
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
La letterina “iod”, in ebraico, è la più piccola di tutto l’alfabeto. E’ sostanzialmente un piccolo trattino, quasi invisibile. Con una certa vocalizzazione la leggiamo “i” e serve per indicare che qualcosa “è inerente a me”. Così “lev” significa “cuore” e “levì” diventa “cuore mio”, e così via.
Quando Gesù dice che della legge non passerà un solo “iota” o “iod” mi commuove. Significa che la legge è qualcosa “per me”, va interiorizzata, va vissuta come qualcosa che mi riguarda, non come una imposizione esterna e vuota.
Ogni vita ha bisogno di una regola, di una legge, ma non vissuta come una dittatura o un insieme di prescrizioni da ottemperare, bensì come uno strumento per imparare ad amare. Nei nostri giorni di chiusura forzata, in queste settimane, questa cosa suona singolarmente forte: rispettare la legge per amore degli altri. Unirsi, in questo periodo di “quarantesima”, alla solitudine di tutti i solitari, all’ansia di tutti gli angosciati: la nostra solitudine, così, può brillare d’amore.
La legge non è contraria all’amore, ma è uno strumento per crescere nell’arte di amare. Certo, a noi la scelta di interpretarla come vogliamo, a noi l’opportunità, cioè, di coglierla nella sua potenzialità di crescita e di vita.