Mente e cuore – Gv 16,29-33
In quel tempo, dissero i discepoli a Gesù: «Ecco, ora parli apertamente e non più in modo velato. Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio».
Rispose loro Gesù: «Adesso credete? Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!».
Secondo la Guida galattica per gli autostoppisti, la «risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto» è semplicemente il numero 42. Forse non ha molto senso, eppure è diventato un tormentone per la mia generazione (un meme per la generazione subito successiva): quando non sai la risposta a qualcosa, allora di’ «quarantadue».
Quando si fa una domanda a catechismo con i bambini, dopo un po’ di silenzio qualcuno risponde: «l’amore», oppure «Gesù», oppure «Dio». Una di queste tre è, in effetti, la risposta giusta nella maggioranza dei casi.
Eppure non basta sapere le “cose della fede”. Tutto sommato, con l’esempio della croce e risurrezione Gesù ci dice che la risposta di tutto è, effettivamente, l’amore. Lo sappiamo bene, la nostra testa ci è arrivata. Ma non basta.
Tra l’ortodossia, cioè il “corretto sapere”, e l’ortoprassi, cioè il “corretto operare”, sta uno scalino non è eludibile: l’ortopatia, cioè il “corretto sentire”. Se i nostri valori non scendono nel nostro cuore e non contribuiscono a scaldarne i motori, non c’è movimento, non c’è azione… la nostra fede rischia di diventare una materia tra le tante da imparare.
Così, nel vangelo di oggi i discepoli finalmente «sanno» chi è Gesù e da dove viene. E Gesù ride sotto i baffi con un po’ di amarezza: non basta. Questa conoscenza intellettuale verrà messa alla prova della paura, del disorientamento, della solitudine.
Tutti territori dove la bussola più importante resta quella del cuore.