Povero fratello Erode! – 24 set 2020
In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti».
Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo. (Lc 9,7-9)
Quando vogliamo dire il nome di uno cattivo, ma veramente cattivo, nominiamo Hitler. Ma, se abbiamo uno spirito un po’ più “biblico”, va bene anche «Erode». Rappresenta la persona potente, influente, capace di incutere timore e di ottenere tutto ciò che vuole. Il vangelo di oggi ci mostra, però, una caratteristica differente: Erode è uno che «cerca».
Più in particolare, «cerca di vedere» Gesù. Lo sentiamo già più vicino. È una persona confusa, disorientata, in un certo senso in cammino. Ma che tipo di cammino è, il suo?
Anche nella sua ricerca, Erode resta un potente. La sua ricerca funziona di assassinio in assassinio («Giovanni, l’ho fatto decapitare io»), di conquista in conquista. Erode cerca, letteralmente, di com-prendere, cioè di prendere e fare suo qualcosa che dia pienezza alla sua vita.
Peccato che tale ricerca sarà sicuramente fallimentare, perché il vangelo insegna che un senso autentico e liberante si cerca non accaparrando per sé, ma, al contrario, donando sé stessi.
E improvvisamente ci sentiamo tutti fratelli di Erode, un povero potente che cerca di stare sereno nella sua vita stabilizzando le cose, rendendole chiare e distinte. Uno sforzo lodevole, certo, che tutti avvertiamo come ragionevole nella nostra vita.
Ma non basta. L’ingrediente segreto, quello che dà il vero sapore che tanto cerchiamo, resta rischiare per amore. Rischiare: ecco ciò che Erode, con tutta la sua potenza, non riesce a fare.
Fratello Erode, quanto ti capiamo!