Jazz! – Mc 1,14-20
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. Subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
Così Gesù inaugura la sua predicazione in Galilea, nel momento in cui Giovanni viene arrestato e a partire da una terra marginale, lontana da Gerusalemme e ritenuta dai più luogo al limite dell’ortodossia. Non perde tempo a spiegare cos’ha intenzione di fare, lo fa e basta: invita tutti alla conversione e a credere al Vangelo.
Entrando in contatto con dei pescatori li chiama a seguirlo e dimostra a tutti, con i fatti, che davvero il Regno di Dio è vicino, talmente vicino da intersecare la vita nella sua quotidianità e da richiedere una risposta immediata che non ammette ritardi.
Come suona strano ai nostri orecchi quel «subito»: non ci sembra credibile, appare stonato rispetto al tanto che ogni giorno ci viene chiesto di fare e al fatto che per le cose serie è necessario prepararsi, mentre siamo abituati a lasciare all’improvvisazione solo quegli aspetti della vita che suonano marginali e di poco conto.
Quando penso alla parola «subito» mi viene in mente un concerto jazz, fatto di improvvisazione, dove gli strumenti sanno rispondere immediatamente alle provocazioni gli uni degli altri per creare un’irripetibile fusione di suoni che sorprende e incanta anche lo sprovveduto. Dove sono gli spartiti? Possibile che suonino tutto ad orecchio?
I quattro che hanno risposto subito a Gesù o erano matti o appassionati di musica jazz: hanno capito che non si tratta di conoscere uno spartito ma di fare musica insieme a partire dalla provocazione di uno che ti invita a suonare. Nella chiamata di Gesù avranno percepito un’eco del suono del mare di Galilea, qualcosa di conosciuto ma allo stesso tempo ancora da svelare, qualcosa che stava dentro alla loro vita, ma che li invitava ad uscire da quella vita per darle una forma nuova e completa.
Ci sono musiche che quando le ascolti non puoi stare fermo e inizi a battere le dita dove ti capita, pur di rispondere a tono. Ci sono musiche che ti entrano subito in circolo e in quell’attimo anche a te sembra di suonare insieme a Miles Davis.
Allora anche il subito diventa possibile.