Sulle spalle – Mc 2,1-12

Sulle spalle – Mc 2,1-12

Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.
Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».
Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua».
Quello si alzò e subito prese la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

Sussulto sulla sedia ancora adesso, quando vedo quella scena. Nel terzo film della saga del “Signore degli Anelli”, Peter Jackson rende benissimo un momento epico del libro di Tolkien. Frodo è l’unico portatore dell’anello, solo lui può tenerlo. Allora Sam, il suo fidato compagno, per aiutarlo nella difficile salita del Monte Fato, non gli prende l’anello e corre avanti, ma prende direttamente in braccio l’amico e cammina con determinazione verso la cima.

Ci sono dei mali personali che sono impermeabili agli altri. Be’, quasi tutti sono così: “quando c’ho il mal di stomaco ce l’ho io, mica te” cantava Vasco. E questo provoca impotenza e frustrazione: come si può alleviare il male di qualcuno?

Gli amici del paralitico del vangelo di oggi trovano una maniera: lo sopportano, letteralmente. Cioè lo portano a spalla, lo sollevano, come Sam fa con Frodo, impossibilitato a indossare il male dell’anello al posto dell’amico. E questo portare in braccio ha una meta: Gesù.

Lui può liberare davvero dal male e può penetrare la spessa cortina difensiva attorno a tutti i nostri piccoli o grandi malesseri, anche quelli più profondi. La preghiera di intercessione funziona un po’ così: si porta qualcuno di fronte al Signore, perché gli sia vicino soprattutto quando la persona non ha la forza di presentarsi da sola.

In latino la particella “pro” significa sì “a vantaggio di”, ma anche “al posto di”: ci sono momenti in cui non si ha voglia di pregare, di chiedere aiuto, di sperare. In quei momenti siamo chiamati a farlo noi per gli altri.

Perché, in fondo, qualcuno lo ha fatto per noi. Qualcuno ci ha caricato di sicuro, nella nostra vita, tante o poche volte, e ci ha portato sulle spalle, là dove la speranza rinasce.

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