Silenzio che parla – Mt 6,7-15
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».
Pregare è lasciare che le parole muovano, fiduciose, i primi passi dal silenzio del cuore che, solo, le può generare. Solo dal vero silenzio sgorgano vere parole. Il Gesù dei Vangeli tace per trent’anni. La Parola non spreca parole. E quando la Parola inizia a parlare lo fa per condividere con i suoi fratelli la gioia di sapersi amato.
A. J. Heschel descrive la preghiera come «l’umile risposta che diamo all’inconcepibile sorpresa del vivere». Restiamo sorpresi perché ci accorgiamo che, contrariamente alla logica mercantilistica oggi dominante, la nostra vita non è la ricompensa alla nostra fatica, non è guadagno, ma dono, recante in sé un’eccedenza di senso che rincorriamo, spesso goffamente. Per approssimarvisi basterebbe sollevare lo sguardo al cielo e pronunciare le parole «Padre nostro».
È l’invocazione in cui cielo e terra si toccano. Infatti, potrò dire di avere Dio per Padre solo quando riconoscerò di avere gli altri come miei fratelli.
Questa Quaresima ravvivi in noi la certezza che celebreremo la Pasqua quando ci scopriremo generati dallo stesso perdono di nostro Padre, il cui unico dolore è che uno dei suoi figli si senta escluso dalla festa perché consapevole di essere sgradito ai suoi fratelli.