Compimento – Mt 5,17-19
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
La Bibbia è non soltanto una piccola biblioteca: è un insieme di libri che hanno la caratteristica di parlarsi in un dialogo incessante. Sono libri che si lasciano attraversare da parte a parte, come se fossero incisi da innumerevoli pertugi fra loro comunicanti.
Il Nuovo Testamento (Vangeli, Lettere, Apocalisse) non è un mondo a sé stante: esso raccoglie le speranze del Vecchio Testamento, le cadute e le preghiere di Israele e, soprattutto, la Promessa.
«Ora, Israele, ascolta»: così comincia la prima Lettura di oggi, tratta dal libro del Deuteronomio al capitolo 4. Questa pagina, una delle più alte del Vecchio Testamento, riassume tutto l’insegnamento di Mosè. Gli ebrei recitavano quotidianamente questo brano. E’ un testo sempre vivo, prezioso e bellissimo anche per noi oggi: ascoltala, insegnala anche tu «ai tuoi figli», a chi incontri, a coloro a cui vuoi bene.
Nel Nuovo Testamento, Dio finalmente dice: «Eccomi». In Gesù le parole di Mosè prendono forza nuova: è lui il volto della Promessa. Nella storia irrompe, dolcissimo, il volto e la voce di colui che dà compimento alle attese sepolte nel cuore di donne e di uomini fedeli alla chiamata di una vita che non vuole restare tristemente schiacciata sul quotidiano, ma desidera lasciarsi sorprendere dalle folate misteriose e creative dello Spirito che abbraccia, bacia e ama.
Cos’è allora il Vangelo? E’ quel testo/mondo in cui ciascuna parola è una realizzata speranza, una gioia sicura.