Triduo
Nei giorni del Triduo pasquale non presenteremo i commenti quotidiani al Vangelo. Ricominceremo dopo il Triduo pasquale, lunedì 5 aprile e, insieme con i commenti, riprenderanno con regolarità i podcast. In questi giorni crediamo che il commento migliore alla ricchezza della Parola di Dio che ascolteremo sia appunto il contesto liturgico entro il quale è inserita. La liturgia viva delle nostre comunità, per quello che sanno e riescono a esprimere, ma soprattutto con quello che sapranno accogliere.
Quest’anno, nonostante il dolore e la fatica di quello che stiamo vivendo, potremo tornare a fare risplendere la ricchezza dei segni della nostra fede, una ricchezza umile e profonda: la memoria dell’Ultima Cena, la potenza del servizio, la Croce nel suo dramma e nella sua forza disarmante, la preghiera universale, il silenzio carico di attesa, il fuoco e la luce nel loro irrompere nell’oscurità e poi l’immergersi nell’acqua battesimale, il ritorno del canto del Gloria e dell’Alleluia.
Sono segni che ci faranno attraversare l’abisso del tradimento, della solitudine, dell’abbandono e della morte, per condurci di nuovo alla rinascita, passando dal buio alla luce, emergendo dall’acqua per poter tornare a cantare con gioia la presenza invincibile del Dio della vita.
La Pasqua, grazie a Dio, ritorna ogni anno per ricordare anche a noi, smemorati uomini contemporanei, che non esiste un tempo migliore o peggiore per vivere, ma che esiste un tempo sempre attuale per accogliere la vita come un dono da esercitare con gioia e responsabilità.
Quando le comunità cristiane si ritrovano a celebrare i riti della Settimana Santa non fanno un esercizio di rievocazione del passato. Lasciano semplicemente spazio alla presenza salvifica di Dio in questo presente, come in ogni presente, per aprire uno squarcio di senso verso il futuro che le attende: fanno memoria per ricordarsi come amare oggi e diventare capaci di sperare anche per il domani.
La Pasqua è lasciare spazio a un racconto di parole che si invera immediatamente nei gesti che compiamo insieme: parole e gesti che si spiegano a vicenda e che ci aiutano a recuperare il ritmo vero della vita, quel tempo, fuori dal tempo dell’ordinario, che ci è necessario per fare i conti con le realtà profonde e vere dell’esistenza. Realtà che interrogano ogni uomo, in ogni tempo, e che chiedono risposte di fronte al donarsi continuo e totale dell’amore del Padre nel Figlio.
Lo Spirito del Risorto spinge ogni comunità che si ritrova a celebrare insieme ad accogliere l’amore come unica risposta sempre vera e sempre possibile e a dare forma propria a questa risposta nei termini di uno stile adatto al proprio tempo.
Oggi ci viene chiesto, ancora una volta, di credere che celebrare la Pasqua è annunciare la Resurrezione: vivere da risorti è l’unico modo per attraversare la tristezza della morte consegnando alla generazione futura il gusto di un mondo ancora e sempre degno di essere abitato.
Buona Pasqua e buone celebrazioni insieme alle vostre comunità.