Ora tocca a voi – Gv 16,5-11
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.
E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».
Le partenze sono diventate difficili. I distacchi ci spaventano da morire.
È difficile farsi da parte. È difficile lasciare spazio. È complicato lasciare il nostro posto. Pensiamo che tutto crolli. Ci sembra assurdo lasciare andare. I viaggi senza ritorno sono diventati traumi.
È difficile lasciare il nido. Da casa non ci si schioda più. Non si riesce a fare dei salti nella vita – e neanche tanto pericolosi – se non con una rete che ci dia tutte le garanzie. Non si fa un passo se c’è la possibilità di un imprevisto. Non si comincia nulla senza avere in tasca il programma preparato al minimo dettaglio e il bagaglio con tutto il necessario già pronto. Anche se ci muoviamo tantissimo rimaniamo alla fine nello stesso posto sicuro e protetto che conosciamo. Preferiamo la sicurezza all’avventura.
Gesù annuncia che se ne va. Ha chiesto ai discepoli di seguirlo: adesso li manda avanti. Non rimane sempre lì sotto gli occhi, non vuole essere ingombrante nella vita dei discepoli, non si mette a fare tutto al posto nostro. Ci lascia tutti, così come siamo, al posto suo e ci lascia la gioia ineffabile di ritrovarcelo quando meno ce lo aspettiamo lungo le strade della vita. E il Paraclito ci confermerà sempre che è Lui e ci aiuterà a saper riconoscere i segni della sua discreta presenza.
Gesù è contento di vedere crescere quelli che ama.