Con le vesti strette ai fianchi – Lc 12,35-38
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».
Indossiamo tante vesti nella vita. Alcune ce le mettono addosso gli altri, a partire da mamma e papà, altre i parenti, altre ancora gli amici, diverse le scegliamo noi; infine è il mondo che, con insistenza, ci vuole imporre abiti e abitudini.
Non indossiamo soltanto indumenti, ma un corpo, uno sguardo sul mondo, indossiamo relazioni, ricordi, paure, speranze, gioie e dolori, amicizie, case, proprietà. Siamo sempre alla ricerca di un abito perché ci sentiamo vergognosamente nudi.
Il Signore Gesù oggi ci invita a stringere bene l’unica veste che dà risalto a tutte le altre, che le invera. Non è un abito che si acquista nella boutique più elegante della via più chic della città più raffinata che esista. È la veste che abbiamo ricevuto al nostro battesimo, il giorno in cui ci siamo immersi in Lui, il giorno in cui siamo stati rivestiti della Sua dignità.
È un semplice pezzo di stoffa, una semplice veste bianca, ma racconta la nobiltà di chi la indossa, ne canta la gloria, la verità più profonda: l’essere figli di Dio. È l’unica veste che dobbiamo stringere forte, è l’unico habitus che non dobbiamo farci strappare, perché è il solo capo capace di esaltare la nostra verità, la cui natura più profonda ha casa nel servire l’altro. E questo non si compra. Anche il Figlio dell’uomo infatti «non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10,45).