«Dove la mettono?» – Mc 4,21-25
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».
Per Natale sono andato in giro, con mia sorella, per comprare qualche regalo per i parenti. Ci ritroviamo in un negozio di oggetti per la casa e, più nello specifico, restiamo affascinati dal reparto “luminarie”. Guardiamo quella e quell’altra lampada: con il sale, a led, artistica-retrò, all’avanguardia… Tutte belle, per carità. Poi però ci guardiamo e ci viene un dubbio: “ma dove la mettono?”.
Già, conoscendo la casa dei parenti per i quali andavamo in cerca di regalo, dove avrebbero messo una lampada così? Perché non importa quanto sia bello il lampadario che si possiede, se non si ha un posto giusto in cui metterlo. Così la fede personale, sorgente di luce e di senso, può essere limpida e bella quanto si vuole, ma se non la si mette in un “posto visibile”, rischia di venire sprecata. O almeno di servire a poco.
Per fievole o gagliarda che sia, la luce della nostra fede, per illuminare la nostra vita, deve divenire visibile. Gli scout direbbero “concreta e verificabile”: deve tradursi in gesti, simboli, semplici quanto si vuole, ma concreti.
La ricerca deve divenire coraggiosa. La domanda deve divenire impellente e pragmatica: come la mia fede chiarisce la giornata di oggi? Quale luce vi getta?