La speranza in un tocco – Mc 6,53-56
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono.
Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse.
E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.
Mi ha sempre colpito la brillantezza di certe statue di santi nelle chiese, che fa pensare a quei continui ‘tocchi’ di labbra o mani che accarezzano spesso i piedi delle statue. E’ un toccare per chiedere una grazia, per affidare una situazione, per coinvolgere il santo nelle situazioni della propria vita.
Da alcuni mesi il verbo ’toccare’ è inserito in un apparato di altre azioni che lo rendono quasi proibito: contagiare, disinfettare, vaccinare, distanziare… Nel Vangelo di oggi, invece, questo verbo porta una carica di speranza inaspettata.
Gesù, dopo aver moltiplicato i pani davanti ai discepoli, li soccorre durante la traversata del lago, ma questi non lo riconoscono: lo credono un fantasma. Come il gruppo scende dalla barca, la gente riconosce Gesù immediatamente, si passa la voce e accorre da ogni parte. Certo, lo cerca per avere dei vantaggi, delle guarigioni, ma lo cerca. E’ l’unico che accompagna le promesse con azioni concrete, quindi è credibile. La gente forse non ha ancora afferrato il vero significato della salvezza portata da Cristo, ma ne percepisce una manifestazione. Le basta toccare il mantello, prolungamento della persona e dei suoi poteri. In quel tocco mette tutta la speranza di un risultato altrove inaspettato.
C’è un toccare, e un toccare. In questi tempi abbiamo imparato a toccarci da lontano, con gli occhi, spostando la mascherina, con un sorriso, facendo un servizio quasi anonimo a chi è impossibilitato a gestirsi da solo… In questi semplici atteggiamenti c’è tutta la speranza della gente di Gennesaret. Lasciandosi toccare, Gesù trasmette la sua forza vitale e ci invita ad aprirci ad essa. Toccando i fratelli e le sorelle con gesti di servizio, trasmettiamo anche noi una forza vitale dando così qualcosa di più di un tocco di speranza alle loro situazioni.