Acqua, tra vita e morte – Mt 8,23-27
In quel tempo, salito Gesù sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva.
Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia.
Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?».
Siamo abituati ad associare all’acqua la vita; questo tempo di siccità in molte regioni d’Italia, e le sue ripercussioni sui raccolti, conferma questa stretta relazione.
Eppure, l’acqua è vita quando il suo volume è alla portata dell’uomo che, grazie alla tecnica, ne controlla la forza. Questo, però, non sempre può avvenire e quando, come nel caso delle alluvioni o del mare in tempesta, la sua potenza è travolgente, essa fa paura, l’acqua diventa violenta e la vita, invece di darla, può addirittura toglierla.
I pescatori vivono questo rapporto ambivalente con l’acqua. Per loro è vita, ma può essere anche morte. Nella loro esistenza è adombrato un po’ quello che è il segreto di ogni umanità che voglia veramente compiersi: la vita vera sgorga solo al limite in cui essa rischia di essere perduta. Chi la vita ce l’ha assicurata, chi ha tante reti di protezione, forse, fa più fatica ad amare, perché per amare bisogna saper morire.
Gesù conduce i suoi discepoli al limite della vita (e della morte). Un Dio che è presente solo quando c’è abbondanza di vita, quando tutto fila liscio a poco mi serve. Se un Dio c’è deve mostrarsi al limite della mia vita (e della morte), quando tutto sembra perso, quando io mi sento completamente perso, definitivamente sovrastato dagli eventi della mia personale esperienza.
Gesù interviene solo al limite dell’affondamento della barca. Attende i discepoli al fondo della loro paura fondamentale affinché da essa sgorghi l’urlo di disperazione che salva dall’angoscia di perdersi per sempre.
Anche Gesù, giunto al limite della vita, urlerà al Padre e, come per i discepoli, anch’Egli vedrà le acque della morte placarsi all’alba della resurrezione.