Mollare la presa – Lc 9,57-62
In quel tempo, mentre camminavano per la strada, un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».
Tutto avviene mentre si cammina per strada. Non è una novità vedere Gesù che si sposta da un luogo all’altro con i suoi amici al seguito, e altra gente che si unisce temporaneamente al gruppetto.
Nel vangelo di Marco questo spostarsi di Gesù costituisce un filo fondamentale della trama del racconto evangelico. Non così in Matteo, al contrario.
Seguire Gesù, quindi, non è un’operazione semplice. Ci vuole soprattutto un requisito di base: accettare di non imprigionare il maestro nei nostri schemi mentali, pensare – sbagliando – di averlo capito. In quel momento lui si sottrae, cambiando luogo oppure imponendo di non dire nulla a nessuno.
La sequela di Gesù implica, inoltre, la capacità di mollare la presa, di saper abbandonare quei riferimenti che ci siamo costruiti e che rischiano di incatenarci ad essi per paura. Mollare la presa, aiutarci in questo è anche lo scopo dei sacramenti che la chiesa celebra ogni giorno.
Ci è richiesto di aprire il cuore. Al resto ci pensa lui.