A due a due – Lc 10,1-9
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
Jean-Paul Sartre, nella sua opera teatrale “A porte chiuse” fa pronunciare a uno dei suoi personaggi la frase forse più celebre dell’intera opera: «l’inferno sono gli altri». Recentemente, lo scrittore contemporaneo, Michel Houellebecq, anch’egli francese, ne “Le particelle elementari” pare fare eco a Sartre descrivendo «l’odiosa tendenza all’atomizzazione sociale» alimentata dal mito della realizzazione di sé a danno degli altri, visti come antagonisti, commensali a un banchetto con poche portate.
Quella di Gesù non è una brillante strategia evangelica. Inviando i discepoli ad uno ad uno avrebbe raddoppiato i luoghi da raggiungere e avrebbe dimezzato il tempo della diffusione della buona novella. Al cuore dell’evangelizzazione non vi è però l’efficientismo neoliberista, il paradigma economico-quantitativo dell’homo technocraticus, la vendita di un prodotto da consumare.
L’anima del vangelo è la comunione vissuta dai due missionari che la Parola ricevuta la donano agli altri perché prima di tutto essi stessi si scoprono parole reciprocamente donantesi, parole che dischiudono il regno di Dio a chi sa ascoltare.