Di cosa ho bisogno? – Gv 6,44-51
In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
«I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti»: ovvio. Non significa che la manna era velenosa, ma che non ha mutato la loro condizione mortale. Eppure i padri – cioè gli ebrei che fuggivano dall’Egitto in cerca della terra promessa – pensavano di aver bisogno unicamente di cibo. La manna, appunto.
«Io sono il pane della vita». Gesù ci propone più della manna: ci offre se stesso, la sua persona, la forza liberatrice del suo amore. Con questo nutrimento smettiamo di essere creature ossessionate dalla mortalità, diveniamo sempre più consapevoli di essere figli amati, ben oltre i limiti della morte fisica.
E noi, di cosa pensiamo di avere unicamente bisogno? Forse ciò che pensiamo sia fondamentale è in realtà una piccola porzione, un frammento minore di ciò che conta davvero. Quello che pensiamo ci basti, in realtà, spesso, non ci fa crescere. E così anneghiamo in una marea di oggetti, attività, passatempi, relazioni superficiali… utili e divertenti certamente, ma che non esorcizzano la nostra paura profonda di essere inutili e fragili.
È la presenza di Gesù accanto a noi che ci rassicura, perché ci rende liberi, progressivamente, dalle nostre più profonde paure.