Travi e bisacce – Mt 7,1-5
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».
Queste poche righe mi riportano alle favole della letteratura latina o greca. La favola delle due bisacce è molto vicina alle raccomandazioni di Gesù che troviamo in questo brano. Giove ha dato all’uomo due bisacce, una da mettere dietro la nostra schiena, e una davanti a noi, sul nostro petto. Quella dietro la schiena è piena dei nostri difetti, mentre quella sul nostro petto è riempita dai difetti degli altri. È chiaro allora che è più facile criticare gli altri che criticare e correggere noi stessi. Gesù è chiarissimo: se non togliamo la trave dal nostro occhio-giudice, non possiamo giudicare gli altri.
Noi sappiamo che Dio, nella sua misericordia, perdona le nostre fragilità. Egli giudica le azioni e non le persone. Per noi invece è diverso: giudicando le azioni del fratello spesso ci succede anche di giudicarlo. Così la vera correzione fraterna non è più correzione, ma condanna. Non possiamo e non dobbiamo mescolare le azioni e le persone. Noi, toccati dalla misericordia di Dio, non possiamo non essere misericordiosi.
I nostri rapporti devono essere caratterizzati dalla volontà di aiutare il fratello che sbaglia, ma anche dall’apertura e dalla possibilità di essere corretti nel nostro comportamento dallo stesso fratello che noi vogliamo correggere.