Coinvolgersi – Lc 7,31-35

Coinvolgersi – Lc 7,31-35

In quel tempo, il Signore disse:
«A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”.
È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”.
Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».

Non sono un grande conoscitore dell’arte, ahimè. Però l’apprezzo in molte sue forme. Tuttavia ce n’è una che non riesco minimamente a capire: il ballo. E neppure mi riesce bene. Quando ci provavo, da più giovane, risultavo goffo e rigido, a mo’ di tronco d’albero.
La questione non è di coordinazione muscolare, ma di mente e cuore. Sì, perché il primo punto per ballare bene è smettere di sentirsi stupidi. Cambiare cioè prospettiva: al centro non ci sono più io e l’immagine che do di me, ma il coinvolgersi nella musica, nel ritmo, nel gruppo che balla con me.
Restare centrati su sé stessi rischia di rendere impassibili, incapaci in definitiva di lasciarsi toccare da ciò che succede, di brutto o di bello. La vita forse così è un po’ più sicura, ma sicuramente più incolore e insapore.
Forse la strada per la fraternità passa invece per il coraggio di lasciarsi scuotere un po’ dal cuore dei fratelli e delle sorelle, sia quando è pieno di gioia, che quando è più appesantito dalla vita.
In fondo, viviamo tutti con lo stesso vento.

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