Ai piccoli – Lc 10,21-24

Ai piccoli – Lc 10,21-24

In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

Tanti genitori e insegnanti che quotidianamente si relazionano con i bambini lo potranno confermare: è tutt’altro che raro assistere al commovente spettacolo che offrono tanti nostri piccoli quando uno di loro inizia a piangere e, per una misteriosa solidarietà, ce ne sono altri che si uniscono a quel pianto.

Se interrogati sul motivo delle loro lacrime, questi ultimi non sapranno rispondervi. Lo stesso accade con la gioia. Anch’essa, come le lacrime, è fortemente contagiosa, almeno quando si è bambini.

I bambini piangono e ridono di riflesso perché sanno che il dolore altrui li tocca, li riguarda da vicino, come a dire: «le tue lacrime sono le mie lacrime e la tua gioia è la mia».

Crescendo, il più delle volte impariamo ad abitare lontano sia dal dolore che dalla gioia degli altri. La sofferenza altrui, al massimo, è una notizia, ma non ci fermiamo a piangere con chi è nel pianto, né esultiamo con chi è nella festa, anzi, forse, in quest’ultimo caso è l’invidia a bussare alla nostra porta.

Oggi conosciamo un Gesù adulto, ma, che del bambino, ha custodito fino alla fine il senso di com-passione verso gli altri uomini. Egli esulta della gioia dei discepoli che, pochi versetti prima, Luca ci descrive «pieni di gioia» di ritorno dalla missione loro affidata.

Gesù è un piccolo che si lascia contagiare dalle lacrime e dal sorriso dell’uomo. In fondo, è questo ciò che celebriamo a Natale.

L’avvento ci ricordi così il cammino di Dio, che si fa piccolo per stare tra le nostre braccia. Sarebbe paradossale, per noi, farsi grandi e finire per non starci tra le sue.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0Shares