Prima e dopo – Mt 11,11-15
In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono.
Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elìa che deve venire.
Chi ha orecchi, ascolti!».
L’insegnamento e lo stile di Gesù portano con sé un elemento di continuità e uno di profonda discontinuità. Il primo deriva dal fatto che Gesù è un ebreo cresciuto con una certa educazione e all’interno di una determinata cultura. Egli non vuole sostituire la Legge mosaica con qualcos’altro, ma – lo dichiara più volte – vuole riportarla alla sua radice originaria, che è la misericordia.
Al tempo stesso, la scelta di seguire Gesù provoca una discontinuità profonda e irriducibile. Prima e dopo il «regno dei cieli», prima e dopo la scelta personale di scommettere tutto sull’amore: proprio qui, in questo passaggio, c’è un salto, una differenza inspiegabile in maniera puramente razionale. C’è la differenza tra il seme e la pianta.
Un po’ come sposarsi. Una coppia può – deve! – arrivare al matrimonio dopo averci riflettuto tanto e in maniera accorta. Al tempo stesso, però, non può pretendere di capire prima come sarà la vita matrimoniale dopo: semplicemente non è possibile.
Se cerchiamo di fare delle scelte totalmente garantite, in cui corriamo rischi-zero, allora temo che priviamo la scelta della sua forza di conversione. In questo modo scegliere non ci cambia e quindi non ci fa crescere.
Corriamo il rischio di sottovalutare la scelta, di deprezzarla e, in questo modo, di lasciarci scegliere dagli eventi.