Buon appetito! – Gv 6,44-51
In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Viviamo in un’epoca fortemente contrassegnata dall’attenzione al cibo. Le ricerche in microbiologia, l’uso di prodotti antibiotici e di fertilizzanti, la globalizzazione che scatena il commercio di beni da una parte all’altra del mondo… sono tutti elementi che ci portano a guardare con attenzione – e diffidenza – ciò che mangiamo.
Così contiamo le calorie, dosiamo i carboidrati, scarichiamo applicazioni che, scansionando il codice a barre di un prodotto, ci dicono la composizione e l’apporto nutritivo. Sono tutte cose buone, perché indicano un po’ di amore per sé e per l’ambiente. Anche se, come in ogni cosa, anche qui può esserci un “troppo”…
Ma ci preoccupiamo di cosa diamo da mangiare alla nostra interiorità? Ci poniamo mai la domanda: “oggi cos’ha mangiato il mio cuore?”. Spesso gli diamo da trangugiare indifferenza, violenza, immagini di morte, tempo perso a far nulla, dialoghi insensati… Pensiamo davvero che tutto ciò non influisca sulla nostra salute interiore?
Ci cibiamo di Gesù? Che non significa solo partecipare all’eucaristia. Comporta saziarsi del suo stile di vita, del suo sguardo sugli altri e su di noi, delle sue parole. Serve disciplina e continuità (come una dieta), ma dà frutti che ci fanno sentire bene con noi stessi (come una dieta). Provare per credere. O, meglio, credere per provare.