In quel tempo, i discepoli dissero a Gesù: «Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini. Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio».
Rispose loro Gesù: «Adesso credete? Ecco, verrà l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!».

Coraggiosi, gli apostoli: dicono di aver finalmente capito, e di aver capito tutto. Non occorrono più parabole e allegorie. Ora sanno che Gesù conosce tutto. È inutile fargli delle domande, perché saprebbe rispondere esattamente a tutte. Questa è una prova che Gesù viene da Dio. Ecco: hanno capito che Gesù è Dio. A parole, però.

Nei fatti le cose sono avvenute in modo diverso, e Gesù lo predice loro. Ognuno di loro scapperà lontano da lui e lo lascerà solo. Ma se è Dio, perché fuggire lontano da lui? Ecco la prova che non hanno ancora capito molto.  Gesù previene lo sconforto del momento in cui si accorgeranno della loro incoerenza: «vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me». È come se Gesù dicesse di sapere già che ci sarà la fuga di tutti, quindi non devono preoccuparsi: niente di nuovo. Inoltre non devono preoccuparsi di lasciarlo solo perché il Padre è con lui.

Non devono preoccuparsi nemmeno per le tribolazioni che avranno nel mondo perché lui le ha già vissute e vinte.

Penso che spesso siamo anche noi come gli apostoli. Crediamo di avere capito tutto, o quasi, e poco dopo ci troviamo incoerenti, scappiamo da noi stessi e da Dio. Sopraffatti dalle nostre difficoltà vorremmo mollare tutto. Gesù ci invita a sentirlo vicino a noi, ad accettare la nostra difficoltà a credere, a capire che ci ha tracciato il sentiero e ci ha facilitato il cammino.