Da Cafarnao a Betlemme – Mc 9,30-37

Da Cafarnao a Betlemme – Mc 9,30-37

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà».
Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande.
Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Da Cafarnao a Betlemme ci sono meno di duecento chilometri; per percorrerli a piedi basterebbero pochissimi giorni, ma i discepoli impiegheranno alcuni anni. Con passi non sempre sicuri, un po’ alla volta, essi raggiungeranno la meta, in un viaggio a ritroso lungo il quale comprenderanno che quello che stanno vivendo insieme al «Figlio dell’uomo» altro non è che il cammino iniziato da quest’ultimo trent’anni prima, da un modesto rifugio della Casa del Pane.

Allora, sulla sua carta d’identità, alla voce “segni particolari” la sua mamma e il suo papà avevano fatto scrivere: colui che si consegna nelle mani degli uomini.

Gli uomini di quel tempo erano degli infreddoliti pastori, di pecora ed erba profumati, il cui regalo, per quel bambino, era un imprinting. Essi avrebbero segnato per sempre, nella memoria di quel futuro pastore, le fragranze del gregge e dei campi.

Gesù ormai è cresciuto e con lui il vizio di mettersi nelle mani degli altri; eppure i suoi discepoli faticano ancora a comprenderlo. Essi si ostinano a credere che è grande chi gli altri li ha in pugno e non chi nelle mani degli altri si consegna.

Ecco perché il regista Gesù grazie a un estemporaneo flashback e alla collaborazione di un bambino di Cafarnao li riporta a Betlemme, alla scuola del “farsi pane” e apprendere a divenire vita da consumare e non consumatori di vita.

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