“Mazz e panell” – Mc 10,18-21

“Mazz e panell” – Mc 10,18-21

In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».

“Mazz e panell fan i figl bell”. Credo che non ci sia bisogno di traduzione. Sembra il cuore della risposta che Gesù offre a Pietro che, tra gli apostoli, è il più loquace e che con le sue domande offre al maestro la possibilità di rilanciare con parole sempre più luminose.

Il centuplo lo si capisce. Sembra giusto. Un compenso adeguato al tutto che ci siamo lasciati alle spalle. Anzi a dirla tutta, a noi, che spesso siamo un pozzo senza fondo, sembra un compenso generoso, ma limitato rispetto al tutto che abbiamo lasciato.

Ma le persecuzioni… sembrano un torto e una fregatura insieme.

C’è una prospettiva che ossessiona la nostra vita. E secondo questa prospettiva certamente le persecuzioni son un di più di cui faremmo volentieri a meno. Ma le persecuzioni se vengono viste sempre e solo riferite a noi è logico che sono un abuso. Ma quelle persecuzioni sono il piccolo prezzo per arrivare al tesoro inestimabile di coloro ai quali siamo mandati. «Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi». Gesù stesso ha accettato tutte le persecuzioni necessarie per non perdere nessuno. Come le doglie della madre per dare la vita al suo bambino, le persecuzioni sono le doglie – necessarie – di un cristiano per mostrare la misericordia di Dio.

Bisogna stare attenti a portarsi sempre addosso il ricordo e il conteggio di quanto abbiamo lasciato senza vedere la ricchezza che ci è arrivata copiosa e che promette molto di più… perché a contare si rischia di diventare ultimi pur avendo avuto la sorte immeritata di essere stati primi.

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