Maestre di riconciliazione – Lc 8,1-3
In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.
Il brano di oggi, che pare narrare un dettaglio secondario della predicazione pubblica di Gesù, è in realtà cruciale. Prima di tutto, descrive un maestro davvero alternativo, che presenta punti di discontinuità evidente con la propria cultura. La condizione delle donne nell’antico Israele non era affatto buona. Non potevano essere discepole di un rabbì.
Interessante quindi che Gesù non faccia differenze di dignità tra i suoi seguaci: chi viene guarito da lui, uomo o donna che sia, vive la vera gratitudine e con essa la spinta alla sequela. Le donne saranno, per Gesù, le prime vere testimoni del Risorto, le “apostole degli apostoli”. Probabilmente dobbiamo imparare ancora oggi questo insegnamento profondo del maestro…
In secondo luogo, le donne al seguito di Gesù, senza tante parole, ma con gesti potenti e vivificanti, segnano la strada per la vera riconciliazione. Infatti Luca sottolinea che tra le donne c’è «Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode». Non si tratta di Erode il Grande che provò a uccidere Gesù, ma è il suo successore, Erode l’assassino di Giovanni il Battista.
La presenza di Giovanna al seguito di Gesù è un segno impressionante, nel suo dignitoso silenzio, di una riconciliazione possibile. Ella doveva essere, sulla carta, nemica di Gesù e dei suoi discepoli. Eppure eccola lì, a seguire la Via dell’amore indicata da Gesù. E nessuno le rinfaccia nulla, né Gesù è sdegnato della sua presenza. Questa è la vera capacità del dialogo, questa è una testimonianza potente della forza che anima chi cerca la pace.