Semplice gratuità – Lc 11,1-4
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».
Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione».
Ai viaggiatori del deserto può accadere di assistere ad un evento assai raro: la nascita di un fiore di color grigio azzurro, un piccolo fiore che nasce al mattino e muore la sera. Non colpisce per la sua bellezza. Minuscolo e discreto colpisce per la tenacia di volere la luce del sole anche per pochissime ore. Vita molto breve, anche per un fiore.
Incuriosisce il carattere di totale gratuità di una fugace apparizione, necessitata da nulla se non dal puro desiderio di vita. Puro desiderio!
Questo fatto semplice aiuta a cogliere qualcosa della realtà della preghiera di cui ci parlano i quattro versetti del vangelo di oggi. Essa può sgorgare laddove un fatto di vita, anche piccolo come un fiorellino sperduto nell’immenso del deserto, supera la sterile e impermeabile barriera del calcolo e regala emozione di piacevole sorpresa.
Emozione profonda di qualcosa che nasce all’improvviso e riempie la giornata. Come ai viandanti del deserto quando gli capita di scorgere nel loro cammino quel fiore che dura il tempo di un saluto.
Cogliere quella presenza come pura gratuità ha qualche cosa a che vedere con le poche parole con le quali Gesù inventa una mirabile preghiera.