Vicolo cieco – Lc 18,1-8

Vicolo cieco – Lc 18,1-8

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

Devo ammettere che questi versetti sono per me complicati, perché spesso ho l’impressione che Dio sia sordo alle mie preghiere; e mi rendo conto che a volte finisco per rinunciare a pregare, perché “tanto a cosa serve?”. Forse è qualcosa che sperimentiamo in tanti, in qualche occasione della vita…

Eppure la premessa a questa parabola è chiara: serve a farci comprendere la «necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai»; e la conclusione pare suggerire che, se riusciamo a conservare fede a sufficienza per non smettere di pregare, verremo prontamente esauditi.

Allora qual è il punto di incontro tra la promessa di Gesù e la realtà che mi pare di sperimentare?
Per uscire da questo vicolo cieco, mi faccio aiutare da Silvano Fausti, che scrive che «la preghiera non ha bisogno di essere esaudita circa ciò che chiede. Il più grande dono che essa ottiene è il fatto stesso di pregare, cioè di entrare in comunione con Dio. Questo è il frutto che essa porta sempre con sé, superiore a ogni nostra attesa». E ancora: «la preghiera deve essere continua. Il suo fine non è quello di cambiare Dio nei nostri confronti, ma noi nei suoi, facendoci passare dal desiderio interessato dei suoi doni che non vengono, al desiderio puro di lui che vuol venire. Solo così lo possiamo accogliere. Per questo il frutto infallibile della preghiera perseverante non sono i suoi doni, ma lui stesso come dono: lo Spirito Santo».

Forse allora la via d’uscita dal mio vicolo cieco sta nel convertire la percezione profonda che ho del senso della preghiera… passaggio non semplice, ma che sento vale la pena di esplorare.

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