Dall’oriente e dall’occidente – Lc 8,5-11

Dall’oriente e dall’occidente – Lc 8,5-11

In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: «Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente». Gesù gli rispose: «Io verrò e lo curerò». Ma il centurione riprese: «Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch’io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: “Va’”, ed egli va; e a un altro: “Vieni”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo”, ed egli lo fa».
All’udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: «In verità vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande. Ora vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».

Nei Vangeli sono descritti alcuni sentimenti di Gesù: prova compassione delle folle e di chi soffre, piange su Lazzaro e su Gerusalemme, si meraviglia della incredulità dei suoi conterranei… e in questo passo è ammirato dalla fede del centurione. Gesù mostra i suoi sentimenti senza paura e senza pregiudizi. Che le persone che incontra siano pagane o israelite, egli ne apprezza i lati positivi e ne critica i comportamenti discutibili.

In questo brano loda la grande fede di un pagano che diventa capostipite di tutti coloro che da Oriente e da Occidente siederanno a mensa con i padri di Israele.

La nostra storia è ritmata da guerre cosiddette “di religione”, combattute in nome dei differenti Dei di ciascun popolo, mentre il vero dio che ci chiama alla guerra è l’egoismo, la sete di potere e di ricchezza.

Non dobbiamo pensare che la nostra fede sia la migliore, che Dio ci consideri migliori di altri popoli. Con la sua lode per la fede del centurione Gesù ci invita ad aprirci ad ogni atteggiamento evangelico, anche se viene da chi non professa il nostro stesso credo.

Questa apertura ci aiuta a cogliere il positivo in ogni credo, a rispettare le differenze, a non classificare nessuno secondo i nostri criteri, a credere che il dialogo e una intesa siano sempre possibili. Mai come in questo tempo di guerra abbiamo bisogno di formarci al dialogo e al rispetto reciproco.

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