L’amore rovina – Mc 1,21-28

L’amore rovina – Mc 1,21-28

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao], insegnava. Ed erano stupìti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Qualche tempo fa passavo in macchina un paesino delle valli bresciane. Ad un tratto scorgo, attaccato a un muro, un grande lenzuolo con una scritta sopra. L’avevano di sicuro preparato gli amici di qualcuno che si era sposato da poco nella chiesa del paese. C’era scritto: “se vuoi un matrimonio ben riuscito, uno dei due ha sempre ragione, l’altro è il marito”.

Confesso che mi ha fatto sorridere. Più che un consiglio è una battuta, dettata da ironia e affetto. Però mi ha fatto pensare. Tra la battuta e la verità, consideriamo spesso che l’amore, in un qualche modo, limita la nostra libertà. Sia che viviamo in comunità, che nel gruppo di amici, che in coppia… l’affetto ci vincola l’uno all’altro. Parliamo, appunto, di legame. Se si vuol restare liberi – pensiamo – non bisogna legarsi a nessuno. Giddens parla di “relazioni pure”, cioè relazioni in cui non vi è nessuna responsabilità sull’altro: in questo modo abbiamo l’illusione di poter essere unici padroni della nostra vita.

Eppure oggi ci viene detta una parola più profonda e più vera, che buca e scava l’illusione. L’insegnamento di Gesù libera. Di più: il suo sguardo e la sua relazione, la sua parola e i suoi gesti sono liberanti. Aiutano l’uomo a liberarsi dal peso e dalla schiavitù del male. Troppe volte facciamo l’esperienza di una fatica, una ferita, una qualche sopportazione – strisciante o palese – nella nostra quotidianità. E’ un male subito e inflitto, è un male che riceviamo e che a volte non riusciamo a non compiere noi stessi. Dal lavoro alla famiglia, alla coppia alla scuola: le relazioni chiedono fatica.

Eppure la parola di Gesù, che è amore, libera. Come a dire che non è vero che l’amore castra la nostra indipendenza e la nostra umanità. Certo, ci chiede una responsabilità autentica, a volte sotto la forma di una vera e propria forma di disciplina (chi mette su famiglia capisce benissimo queste parole). Ma questo significa che ci spinge ad essere liberi, perché solo chi è responsabile è libero. Diciamo di più: l’amore pretende che siamo liberi.

“Sei venuto per rovinarci?”. No. Al contrario: l’amore viene nelle nostre vite per costruire sulle macerie.

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