Gioia esigente – Gv 15,9-17
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
Su Youtube ne troviamo a profusione, su ogni genere e argomento. Si tratta dei tutorial, cioè di piccoli video che ti spiegano qualche procedimento in semplici passaggi. Da “come fare la carbonara a regola d’arte” a “come sostituire un rubinetto nel lavandino” a “come saldare microchip su una scheda madre”.
Sono comodi, perché ci chiedono solo la fatica dell’imitazione, della mimesi, e poco di più: basta guardarli e ripetere i passaggi. Sotto sotto, tutti quanti speriamo che, prima o poi, esca un autorevole e definitivo tutorial su “come essere felici”.
E’ la ricerca di tutti, il desiderio che portiamo nel cuore. Constatiamo quotidianamente che la felicità è qualcosa di transitorio e ondulante, che presenta alti entusiasmanti e bassi depressivi. Come stabilizzarla? Come trovarla? Come custodirla?
Oggi Gesù ci dice che seguendo i suoi “comandamenti”, avremo “la sua gioia”, che è una “gioia piena”. E il suo comandamento – ci tiene a specificare – è sintetizzato così: “che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”.
E qui c’è la fregatura. Il tutorial sulla gioia vera non può prevedere l’amore, perché l’amore fa soffrire. L’amore ci espone al rischio del rifiuto, dell’incomprensione, ci richiede di non voler aver ragione, ma di offrirci come siamo nella relazione. Insomma, l’amore mette a nudo e fa tremare.
Eppure questo è il miglior tutorial che ci sia in circolazione da un paio di millenni. La legge è paradossale, è vero, ma funziona: donando la vita agli altri, si scopre la “gioia piena”. Diceva Baden-Powell, il fondatore dello scautismo, nel suo testamento spirituale: “il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri“.
Lo sappiamo tutti, certamente. Eppure ce lo scordiamo in continuazione: trovare sé stessi, essere liberi e autonomi, significa, paradossalmente, donare sé stessi, uscire dall’autocentrismo, significa legarsi e accettare di dipendere dal prossimo.
Questo unico comandamento che ci consegna Gesù nel vangelo di oggi è la sintesi di tutti gli altri. E’ la strada per la vera gioia, che non è quella che non subisce alti e bassi, ma che permane nonostante tutte le fatiche, che “fa sentire soddisfatti nonostante le insoddisfazioni” (Kiely).