Disarmante novità – Lc 5,33-39
In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere; così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!».
Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».
Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».
«Bisogna cambiare tutto per non cambiare niente». E’ una frase presa dal «Gattopardo» di Tomasi di Lampedusa che mi ha sempre colpito molto. Se ricordo bene, in quel contesto si parlava delle machiavelliche manovre al vertice per mantenere il potere nelle mani dei soliti noti. Certo il vangelo ci presenta un quadro diverso, ma il contenuto non varia poi molto.
La verità è che non è un problema della politica, ma è una questione dentro ciascuno di noi: cambiare è un problema. Aprirsi alla novità imbarazza, va a toccare le nostre paure e le nostre resistenze, perché, in fondo, «il vecchio è gradevole!»
Sì, è proprio così: stare nelle abitudini, nelle nostre consuetudini collaudate è piacevole e, soprattutto, rassicurante. Così facendo, però, ripetiamo anche atteggiamenti che non ci piacciono, intessiamo relazioni in una maniera che non vorremmo, diventiamo rigidi e poco accoglienti…
Se ci fermiamo un secondo a ragionare, o, meglio, ad ascoltare il nostro cuore, sentiamo in profondità la bellezza e il fascino di aprirsi al cambiamento. Perché la «bella novità» che è il vangelo significa crescere, significa avventura, scoperta inaudita.
Significa, in una parola, speranza. La speranza cristiana non si basa su chiudere gli occhi forte forte, in apnea, aspettando che le cose brutte passino. La vera speranza parte dalla disponibilità personale a lasciarsi convertire da Dio che ci parla nella nostra vita.
La prima persona che posso cambiare sono io. Se non ci provo, pian piano tutto il mio mondo viene colorato di tristezza, di apatia. Addirittura di disperazione: sembra che nulla cambi, che tutto resti uguale, intrappolato nella sua monotonia… ma in realtà, in profondità, sono io che resisto al cambiamento.
Gesù ci invita a provare il «vino nuovo» nella nostra vita, nei nostri piccoli atteggiamenti quotidiani, nel nostro modo di pensare… molto probabilmente ci alletta poco, almeno all’inizio, perché chiede impegno.
Ma vuoi mettere la soddisfazione di sentirsi finalmente in cammino?