Cristianesimo come stile – Mt 4,12-17.23-25
In quel tempo, quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.
Prendo in prestito il titolo di una famosa opera di Theobald del 2007 per condividere una cosa che mi colpisce parecchio, nel vangelo di oggi. Leggiamo che Gesù inizia la sua predicazione pubblica subito dopo l’arresto di Giovanni Battista.
La frase fondamentale, la prima, quella che dà l’imprinting a tutto il suo insegnamento, suona così: «convertitevi, perché il regno dei cielo è vicino». Ma questo non è un inizio, dovrebbe essere un finale!
Secondo le regole dei testi argomentativi, Gesù dovrebbe aver spiegato prima di tutto di cosa parla quando dice «regno dei cieli», poi, successivamente, può invitare alla conversione. Altrimenti, a cosa si devono convertire i suoi uditori?
E invece no. E’ bello e consolante leggere che l’insegnamento di Gesù non passa, prima di tutto, da parole e da “cose da sapere”. Prima di tutto, Gesù presenta il suo stile, il suo modo di agire, di avvicinarsi, di sorridere, di ascoltare. Questo forse è il nucleo pulsante della nostra conversione: lo stile stesso di Gesù.
Nel suo stare-con-noi (Emmanuele) acquista senso il suo insegnamento e si costruisce la sua credibilità. Analogamente, è dalla qualità del nostro stare-insieme che si determina l’autenticità della nostra vita cristiana.
Benché importante e interessante, la scienza teologica non è al principio di tutto. La scintilla di tutto è un volto, un amico, la mano tesa di Dio verso di noi.