Guarito – Mc 3,1-6
In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo.
Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita.
E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
Che cosa succederebbe se, trovandomi fra tanta gente, Gesù dicesse a me: «Àlzati, vieni qui in mezzo!»?
Mi guarderei attorno, con occhi increduli, cercando di capire se quella parola perentoria è rivolta proprio a me. Sarei meravigliato e incredulo: cosa vuole questo tizio – mi chiederei infastidito… io non ho nessuna paralisi da guarire!
Ma quello… quello mi guarda, immobile. Autorevole. Anche gli altri, tutt’intorno, mi puntano gli occhi addosso. Sento la stranezza del momento: non ho ancora capito se si tratti di un gioco. Se lo fosse… be’, è al limite del cattivo gusto. Siamo in tanti, qui, perché mettere proprio me in un simile imbarazzo?
Mi alzo, sento sulle labbra una smorfia tirata, ben lontana dall’essere un sorriso. Il mio cuore batte forte.
Qualcosa mi spinge ad allungare il primo passo: gli altri vengono da sé. Mi trovo al centro, accanto all’uomo che mi ha invitato a mettermi lì. Lo guardo negli occhi e mi sento guardato. Non percepisco gesti di sfida, al contrario: un’energia buona mi invade. Mi posso fidare.
In una frazione di secondo che sa d’infinito, sento che vorrei essere capace di guardarmi dentro, lì dove si nascondono le mie numerose ferite, le mie paralisi. Mi sono sempre percepito simmetrico, da cima a fondo, leggero: non è così, cammino sghembo, sono fuori asse. La mia anima chiede di essere guarita.
Non so bene cosa sia successo in quegli istanti. Mi sento toccato dentro, con infinita tenerezza. Torno a casa: per la prima volta sperimento cosa vuol dire camminare guariti.
Il mondo è sempre quello di prima – e anche io. Eppure, tutto è cambiato.