Produttori di segni – Mc 8,11-13

Produttori di segni – Mc 8,11-13

In quel tempo, vennero i farisei e si misero a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova.
Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno».
Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.

Gesù ha appena moltiplicato per la seconda volta sette pani e pochi pesciolini, sfamando circa quattromila persone. In precedenza ha compiuto segni e miracoli sia in Israele che nelle terre straniere della Decapoli. Eppure, i farisei vogliono ancora metterlo alla prova chiedendogli un segno dal cielo.

Scopriremo poi, nei versetti successivi, che anche i discepoli, i quali hanno avuto l’occasione di vedere tutto quello che Gesù ha fatto, non riescono ancora a capire con chi hanno davvero a che fare. Gesù è contornato dall’incredulità, allora come oggi: l’uomo è cieco di fronte ai miracoli che Dio gli offre e si scusa di questa cecità chiedendo altri miracoli.

Vorremmo segni costruiti secondo la nostra immaginazione, che risultino corrispondenti alla nostra immagine di Dio. In fondo i farisei non chiedono un miracolo più grande, vogliono un segno chiaro su come Gesù intenda essere messia: salvatore alla loro maniera e non alla maniera di Dio.

Ecco perché Gesù oppone un secco rifiuto: non si lascia tentare, non vuole percorrere le scorciatoie degli uomini perché sa che non porterebbero a nessun traguardo. Per lui il traguardo non è quello di accalappiare fedeli con miracoli e effetti speciali: a lui interessa generare fede, quella fede che è capace di generare veri miracoli.

Siamo provocati a smettere di chiedere continuamente segni per capire e credere: oggi il Vangelo ci mette alla prova e ci spinge a credere per poter verificare se non sia possibile iniziare a diventare produttori di segni.

Mi piace pensare che a questa mia generazione Gesù chieda di essere un segno.

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