Il pane della vita – Gv 6,30-35

Il pane della vita – Gv 6,30-35

In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

La folla che chiede un segno a Gesù è la stessa che il giorno prima ha assistito alla moltiplicazione dei pani (Gv 6,1-15). «Cinque pani d’orzo e due pesci» affidati alle mani benedicenti del Signore avevano saziato «cinquemila uomini»; «dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato» erano stati riempiti.

Come può il giorno successivo quella stessa folla chiedere un segno per credere? Essi hanno visto, ma hanno interpretato il segno compiuto da Gesù secondo la categoria della manna, cibo a brevissima scadenza, alimento quotidiano che imputridisce perché non conosce il domani, per cui ogni giorno il segno va rinnovato.

La fame è quotidiana e ogni giorno bisogna rispondere ai suoi morsi; riempire la pancia per un solo giorno, fosse anche con un miracolo, non basta a chiuderle la bocca.

Gesù fa presente un modo diverso di affrontare il problema della fame. Non saremo mai sazi se risponderemo solo alla nostra fame, infatti la soluzione non è il procacciarsi il cibo quotidiano per sé, ma farsi cibo quotidiano; non è il cercare segni, ma farsi segno; non è il “cosa” mangiare, ma il “con chi” mangiare.

La pietanza più succulenta, gustata in solitudine non sazia mai quanto un pezzo di pane condiviso con chi ci vuole bene, «il pane di Dio […] che discende dal cielo e dà la vita al mondo», perché il mondo di solo pane muore. Ciò che nutre davvero è la relazione.

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