Il volo delle api

Il volo delle api

La liturgia del giorno di Pentecoste dell’anno B ci presenta un collage di alcuni versetti presi dai capitoli 15 e 16 del vangelo di Giovanni: si tratta naturalmente di passaggi relativi allo Spirito Santo che Gesù rivolge ai suoi discepoli perché comprendano la necessità della sua partenza e del dono che da essa ne deriverà.

Al cuore di questa riflessione c’è la convinzione che lo Spirito sia necessario per riconoscere la verità e offrire testimonianza su ciò che Gesù ha vissuto e realizzato. Lo Spirito ha la funzione di prendere quello che è del Figlio e annunciarlo con chiarezza; non solo, lo Spirito è portatore di una visione futura, annunciatore instancabile della gloria a cui Dio Padre vuole destinare, attraverso il Figlio, anche ogni uomo.

Gesù afferma con chiarezza che tutto quello che è suo viene dal Padre e che può diventare patrimonio a disposizione di ogni uomo che sappia accogliere il dono dello Spirito.

La vicenda terrena di Gesù ha dimostrato la verità delle sue parole circa l’incapacità dei discepoli di portare il peso di ciò che veniva annunciato, ma la storia della Chiesa e delle comunità cristiane, porta l’evidenza dell’azione dello Spirito che le ha fecondate al di là dei loro stessi limiti e della realtà del peccato. Lo Spirito ha reso possibile il bene seminato lungo i secoli, un bene e una salvezza che il male e il peccato, anche interni alla Chiesa stessa, non hanno potuto arrestare in alcun modo.

Perché la fede cristiana possa trovare concreta espressione nel tempo e nello spazio del vissuto di ogni epoca e luogo, c’è bisogno della leggerezza dello Spirito che renda comprensibile l’azione di Dio e offra la fantasia necessaria ad affrontare il cambiamento.

Lo Spirito rende leggeri, non complica le cose, tende all’unità e nel mostrare la verità profonda della vita, lascia sempre intravedere lo spazio possibile all’amore. Ma lo Spirito è anche impetuoso, generatore di forza sorprendente in chi lo lascia entrare, eppure così delicato da non forzare mai nessuno. Instancabile e operoso, non si ferma mai: se messo in condizione di non poter realizzare il bene è disposto a viaggiare fino a quando non sarà capace di muovere il cuore e la mente di qualcuno. Lo Spirito è la vita stessa di Dio.

Ho scoperto che in questi giorni si celebra una giornata mondiale dedicata alle api, consueto tentativo tardivo e maldestro degli uomini di raccontare a se stessi che sono attenti a ciò che li circonda e che sanno prendersi a cuore il creato prima che venga definitivamente compromesso nei suoi equilibri: la realtà è un’altra, a causa dei cambiamenti climatici, ma anche dell’azione diretta dell’uomo, le api stanno morendo e con loro una percentuale altissima della biodiversità terrestre.

L’azione che questi straordinari insetti svolgono a favore della vita, in tutte le sue diversità, è incredibile e insostituibile: con leggerezza, senza chiedere nulla in cambio, anzi donando perfino il loro miele, operano in maniera instancabile volando da un fiore all’altro, da una pianta all’altra, permettendo loro di essere impollinate e di portare frutto. Dove si posa un’ape lì prende piede la possibilità di una vita ricca di colore e fantasia.

La varietà della natura è garanzia di qualità: venendo a mancare la ricchezza della biodiversità anche l’uomo verrà meno, sommerso da una quantità esorbitante di cose sempre più uguali a se stesse.

Le api servono la varietà della natura, come lo Spirito armonizza le diversità nella Chiesa: quando non lo capiamo rischiamo di accontentarci di una quantità che sembra metterci al riparo da ogni rischio, ma che alla lunga ci rende soltanto più poveri.

Pensare al volo delle api come al librarsi leggero dello Spirito sulla vita della Chiesa, forse ci aiuta a capire quanto una realtà non immediatamente visibile, sia fondamentale. Senza Spirito la Chiesa non può essere fecondata dall’azione della Parola: diventa semplicemente pesante, preoccupata soltanto di strutture e azioni che cercano una giustificazione interna, senza alcuna reale apertura sul futuro.

Senza api la primavera passa veloce, ma anche l’estate è destinata a non arrivare, a non portare frutti. La Chiesa senza lo Spirito rimarrebbe in una condizione continua di primavera inespressa, sarebbe incapace di portare i frutti dell’estate. Ma le parole di Gesù che ci consegna il Vangelo di oggi sono chiare: la sua è una promessa. Il dono dello Spirito non può venire meno perché lui è salito al Padre. Siamo garantiti per sempre, ma il fatto che le api rischino l’estinzione, dovrebbe comunque suonarci come campanello d’allarme.

Come possiamo contribuire a limitare la varietà della natura finendo per farci del male, così possiamo diventare un ostacolo all’azione dello Spirito, finendo per impoverire la Chiesa di quella varietà che le è necessaria e che non verrà mai meno, ma che se risulterà meno evidente, finirà per infliggere ferite profonde nel cuore dell’umanità.

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