Salato – Mt 5,13-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
Un tempo era una grande ricchezza il sale. Tanto è vero che il sale è all’origine del termine “salario”, che è il corrispettivo che si dava spesso nell’antica Roma ai soldati per le loro fatiche. Adesso il sale è uno dei peggiori nemici nelle nostre diete. Molti lo guardano storto. Molti lo scansano. Molti ne fanno a meno.
Ma la questione non è quanto vale, ma la sua funzione per gli altri. È bellissima questa immagine. Assomiglia un po’ a quella del profumo che annuncia la sua presenza, ma non si lascia vedere, né catturare. Il sale, quando è tutto insieme si vede, ma serve a poco. Quando si usa per condire si vede poco, ma si sente. Perché dà gusto, esalta il sapore di qualsiasi cosa.
A volte noi cristiani abbiamo più la preoccupazione di fare numero che di dare sapore. Ci interessa poco il gusto che diamo alla storia. Siamo il sale, che dà gusto e rallenta il processo di perdita di tutte le cose. Il sale le conserva. Aiuta le cose a mantenersi nel tempo, a non perdersi; le aiuta a reggere l’urto del tempo.
Noi siamo la luce. Chi ci sta vicino dovrebbe vedere meglio. Chi ci cammina a fianco dovrebbe vedere chiaro. La luce illumina e fa risplendere. La luna non è luce. È pietra, ma risplende e riflette la luce del sole. Che meraviglia, dei cristiani che tirano fuori la bellezza da tutte le cose. Che meraviglia, dei cristiani che, come delle levatrici, fanno venire al mondo la bellezza di ogni realtà.
Come il Padre che, con l’amore, fa sorridere il mondo.