Supereroi da quattro soldi – Mc 16,15-20
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
Nel finale del vangelo di Marco, Gesù, salutando i suoi apostoli, procede con uno strano elenco di particolarità dell’azione del cristiano: scacciare demoni, parlare lingue nuove, invulnerabilità ai veleni, capacità taumaturgiche mirabolanti… Leggendolo proviamo stupore (“ma va là, è impossibile!”), ma anche un po’ di superiorità (“vacca boia se sono forti i cristiani!”). Un po’ come Peter Parker quando scopre di avere i superpoteri di Spiderman.
Ecco cosa sembrano: superpoteri. Poi in realtà restiamo delusi perché – ahinoi – non abbiamo tali doni marveliani. Eppure Gesù era stato chiaro: non sono poteri, ma «segni». Di cosa?
Della presenza del Signore nella nostra vita. È sua, infatti, la sua capacità di farci superare le situazioni di male che incontriamo, di aiutarci a scoprire linguaggi nuovi, di aprire la nostra mente per il dialogo a trecentosessanta gradi, sua l’abilità di incoraggiarci a prendere in mano le situazioni più pericolose, di guarire dalle profonde malattie che ammorbano il nostro spirito.
A noi il compito di aguzzare gli occhi per accorgercene. E, magari, un po’ come un bambino che vede un supereroe, puntare con l’indice e gridare agli altri: eccolo! Sta passando anche per me!