Sgiovani: giornata a Oporto
E intanto sono arrivati quasi tutti, i Giovani Dehoniani dal mondo. Siamo circa 400 ospitati qua a Oporto.
Le provenienze sono le più varie, ma lo spirito è comune. Incontriamo e ci “fondiamo” con la Provincia dell’Italia del Sud (che senso ha tenere ancora due Province separate?). Emilia chiede di essere nominata come la più simpatica e umile: ecco fatto.
Alla mattina ci rechiamo tutti insieme al Parco della città per la messa diocesana: 25000 tra laici e consacrati/e e preti. Prove di veglia.
Bandiere dappertutto, mentre qualcuno prova a provare i canti della messa, intervallato dalla lettura di alcuni messaggi di papa Francesco.
Messa intensa, partecipata, lunga. Un buon connubio tra l’antico e il nuovo. Messaggio dell’omelia: “quando tornate a casa parlare di quel piccolo ma ospitale paese del Portogallo, raccontate cosa avete vissuto qui. Così sarete testimoni di speranza: il cambiamento è possibile”.
La flexata finale su quanto è grossa e potente la diocesi di Porto, dopo la lista dei benefattori e collaboratori (20 minuti), subito prima della benedizione conclusiva, ci lascia un po’ perplessi. Ma sono dettagli.
Pranzo al Centro Studi Dehoniano e pomeriggio libero. Ritrovo alle 17:30 nell’auditorium del collegio che ci ospita per l’incontro con p. Carlos, superiore generale. Daniele precisa che è un intervento tradotto in tutte le lingue simultaneamente, grazie alla disponibilità e alla competenza di generosi confratelli.
Succo del discorso: solo aprendoci altre necessità dell’altro (come Maria per Elisabetta), incontriamo noi stessi e possiamo aspettarci alla speranza gioiosa che ci è donata.
Dopo cena ci sarà, tra pochi minuti, la presentazione delle varie nazioni. Non spoileriamo quale apice culturale italiano condivideremo con gli amici mondialmente presenti. A domani per sapere com’è andata.