Sgiovani: o l’Italia o la morte

Sgiovani: o l’Italia o la morte

Durante il Jamboree del 1947 ci si alzò una mattina con un inno diverso. Gli indiani alzavano per la prima volta la loro bandiera: l’indipendenza era stata conquistata!

Allo stesso modo, forse un po’ meno epico, i ragazzi delle province italiane del Nord e del Sud, ieri sera, hanno deciso di abbattere le barriere. Presentano il loro inno di unità, “Gioca Jouer” di Claudio Cecchetto. Con la mano a pignetta gridano: “una sola Italia!”.

Il superiore generale non può fare altro che prenderne atto. E in realtà siamo tutti contenti.

Stamattina, giro nel/attraverso/attorno al fiume Douro. In realtà scopriamo che è un giro più ampio, divisi in gruppi. Ci dividiamo in base al colore del laccetto del portabadge. Io finisco nel famigerato “Brown Team”. La carica della nostra guida, Catarina, è travolgente. Vorrei parlare della canzone che abbiamo composto in questo frangente, ma Matilde si oppone. Quindi taccio. Comunque era divertente.

Dopo il pranzo tutti insieme al Jardim de Virtudes, finiamo il giro passando per la cattedrale.

Poi andiamo nell’ex convento che sovrasta il fiume Douro, ora parte di una caserma militare. Il vescovo commenta le letture di oggi sintetizzandole in 3 parole: incontro, sapienza, amore. Ci augura di vivere con questi tre ingredienti l’imminente GMG. In effetti, salta fuori una buona ricetta.

Nonostante il vento e il freddo, ceniamo felicemente. E poi via: giretto libero per Porto e appuntamento a casa entro mezzanotte.

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