Priorità
Il brano di questa IV domenica di Avvento, che cade proprio il giorno della vigilia di Natale, è già stato letto e pregato nella liturgia propria del 20 dicembre (Lc 1,26-38), ma è così importante e ricco da essere probabilmente uno dei brani più utilizzati e commentati durante l’anno.
L’angelo Gabriele viene mandato da Dio ad una giovane di nome Maria, una ragazzina che non poteva far altro che rimanere turbata di fronte alle parole che le vengono rivolte: nonostante si tratti di parole dolci che invitano alla gioia e a riconoscere l’azione di Dio che entra con la sua grazia nella storia di questa giovane, il fatto stesso di trovarsi di fronte a un angelo, non poteva lasciare indifferenti. La presenza di un angelo che ti parla lascia sempre presagire l’inizio di un progetto di Dio che sta per realizzarsi nella tua vita: qualcosa sta sicuramente per cambiare in maniera radicale. Domandarsi che senso abbia un saluto che ti invita a gioire perché il Signore è con te, nasce da questo turbamento, dalla consapevolezza che qualcosa sta per cambiare per sempre e che forse non ti senti ancora pronta per accettarlo. Maria ha bisogno di capire in che modo poter corrispondere alla grazia che la sta investendo senza rischiare di rimanerne travolta.
La spiegazione dell’angelo è dettagliata: Maria ha trovato grazia presso Dio, per questo avrà un figlio che si chiamerà Gesù, un figlio che sarà chiamato Figlio dell’Altissimo, un figlio destinato a sedere sul trono di Davide e a governare per sempre sulla casa di Giacobbe. Un Figlio che regnerà per sempre. In effetti c’è proprio tutto, ma manca un particolare e cioè quando si realizzerà tutto questo.
Maria è proprio sveglia: lo si capisce dalla sua domanda. Chiede come avverrà tutto questo perché ha già capito che si realizzerà nell’immediato della propria vita. Lei non conosce uomo ma ha già capito che Dio non si fermerà di fronte a questo problema. Chiede come, perché sente che per lei il tempo è arrivato. La sua non è una domanda di dubbio, ma una richiesta sulle modalità per aderire a pieno alla volontà di Dio. All’angelo non rimane altro che svelare l’azione dello Spirito che genera vita e sostare ancora un po’ sull’identità del nascituro: non solo sarà santo ma sarà chiamto anche Figlio di Dio. Il segno legato alla figura della parente anziana Elisabetta, anche lei in attesa di un bambino e già in cinta da sei mesi, non va interpretato come il tentativo di convincere definitivamente Maria. Maria non ha bisogno di essere convinta da un segno. Il segno viene dato per ricordare a noi che la Parola di Dio è affidabile perché mantiene sempre quello che promette e che i limiti della natura, per Dio, sono solo un’occasione per manifestare la sua infinita misericordia e il suo essere sempre per la vita.
Maria è piena di grazia e per questo può esprimere senza riserve la sua piena adesione al progetto che le ha raccontato l’angelo: capisce in che modo poterci stare e finalmente può esprimere il proprio sì, può rispondere con il proprio eccomi.
Essere serva vuol dire riconoscere la qualifica di chi sceglie per sé un unico padrone: vuol dire aderire perfettamente alla volontà di chi l’ha scelta. Nei profeti, in particolare in Isaia, si usa la qualifica di servo solo per colui che sarà chiamato a realizzare la volontà di Dio. Maria sceglie per sé il titolo onorifico di chi si fa interprete e realizzatore della Parola. Non ci sono dubbi: il sì di Maria è il frutto di un amore accolto fino in fondo, è il frutto di chi sceglie le priorità di Dio, perché sa di essere amata e di poter trasmettere a tutti la possibilità di sentire questo amore. In lei ogni priorità è chiara perché ha riposto la sua fiducia in colui che dimostra di amare l’umanità.
Solo l’amore ti fa cambiare strada, ti fa scegliere un progetto che diventa tuo senza esserlo stato inizialmente, solo l’amore ti fa vedere cose che neppure immaginavi.
Quando ami generi vita e la priorità diventa la vita stessa. L’esempio di Maria ci invita proprio a fare questo, a tornare, anche nella nostra quotidianità, a scegliere di dire sì a Dio invertendo le nostre priorità: in questi giorni, riportano i giornali, un padre sembra avercela fatta, scegliendo di chiudere la propria attività, almeno per un giorno, proprio nel periodo di maggior guadagno, per andare a vedere la recita scolastica del proprio figlio minore. La cosa davvero sorprendente è aver scritto la motivazione su un foglio ben in vista all’ingresso del negozio: “Oggi pomeriggio il negozio aprirà dopo le ore 18, perché sarò a sentire i canti natalizi di mio figlio. Capisco il periodo e il disagio ma oggi non c’è niente di più importante. So che capirete… Buon Natale”.
Maria ci insegna quello che oggi è più importante… il resto può attendere. Buon Natale.