Capaci di stupirci – Mc 16,15-18
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro:
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.
Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Spesso questo brano è stato inteso, nella storia della Chiesa, in senso profondamente restrittivo. E come dar torto a chi ha trovato questa lente interpretativa? «Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato»: parole dure, pesanti, quasi violente.
E così, accecati da questa apparente durezza, leggiamo troppo rapidamente la parte davvero importante: «nel mio nome»… Nel suo nome – in virtù della relazione con lui – siamo chiamati a vivere la nostra quotidianità. Che, con lui, diventa eccezionale.
La banale e grigia monotonia che a volte permea le nostre giornate può diventare stupore, come indicano gli eventi prodigiosi elencati di seguito nel brano del vangelo. La noia e la fatica che percepiamo di fronte allo scorrere delle nostre giornate possono venire finalmente colorate, «nel suo nome», cioè insieme a lui.
In questa relazione ogni cosa diventa stupefacente. Non perché il nostro Dio mette in piedi un circo strabiliante. Perché, più semplicemente, egli cambia il nostro sguardo. Con lui, nel suo nome, i nostri occhi tornano a essere come quelli di bambini, capaci di stupore vivificante.