Far tacere il male
Anche nella sinagoga di Cafarnao di cui si parla nel vangelo della IV domenica del tempo Ordinario anno B (Mc 1,21-28) c’è un uomo posseduto da uno spirito impuro: anche nel luogo della preghiera e dell’incontro con Dio può annidarsi il male. La cosa non dovrebbe sorprenderci, dove c’è l’uomo lì c’è la possibilità che abiti il male. Il male ha numerose strategie e tra le sue preferite c’è quella di far credere di non esserci o di lasciare l’impressione di essere altrove. Invece il male è sempre presente dove l’uomo lo lascia abitare.
Altra caratteristica del male, messa in evidenza dal brano di questa domenica, è il fatto di riuscire ad argomentare ragionamenti affascinanti, ragionamenti spesso ammantati di brandelli di verità, ma che hanno come unico scopo quello di portare alla rovina chi a loro si affida. Lo spirito impuro che grida contro Gesù rivela la verità sulla sua identità, ma lo fa soltanto per creare confusione e per disorientare l’uditorio: dire chi sia Gesù prima che si realizzino le condizioni perché l’uomo possa comprenderne davvero la manifestazione, vuole solo alimentare il fuoco del possibile fraintendimento, creare le condizioni perché nella confusione il male possa continuare a proliferare.
Gesù conosce molto bene questi meccanismi e sa che al male si risponde soltanto mettendolo a tacere: nessuna possibilità di dialogo, nessuna possibilità di venire a patti.
Liberare l’umanità dal male vuol dire dimostrare che è possibile ascoltare un insegnamento nuovo pronunciato con vera autorità: l’autorità di colui che è credibile perché realizza ciò che dice.
Fare tacere il male vuol dire privarlo di argomenti e pertanto renderne inutile la presenza: un male che non può argomentare le proprie ragioni viene reso innocuo e messo in fuga.
Nelle tante cose della vita facciamo tutti esperienza dei compromessi con il male che lasciamo entrare nella nostra esistenza: sappiamo bene che quando accettiamo le lusinghe del male facciamo molta fatica a ritornare sui nostri passi, a liberarci da abitudini o peggio a evitare di scendere lentamente verso qualcosa di peggiore.
I racconti della storia, siamo nella settimana della giornata della memoria, ma le cronache tristi dei numerosi crimini di guerra che continuano a ripetersi suonano come lugubri campanelli d’allarme, dovrebbero rinfrescare in noi il desiderio di ascoltare un insegnamento nuovo dato con autorità, un insegnamento che ci aiuti davvero a tagliare con il male.
Da dove iniziare? Come fare?
La prima e doverosa constatazione riguarda il fatto che dobbiamo ammettere con onestà di non essere capaci di astrarci dal fascino del male e dei suoi ragionamenti. Proprio per questo dovremmo ripartire anche noi dallo stupore che si respira nella sinagoga di Cafarnao, dalla domanda semplice e onesta della gente che, di fronte al bene che Gesù realizza per quell’uomo, si interroga chiedendosi che cosa sia mai tutto questo. Spesso in maniera pigra e ripetitiva ci interroghiamo sulle cose che ci colpiscono negativamente, magari qualche volta mettendo pure in mostra una certa dose di sdegno doverosa ma quasi sempre fine a se stessa. Dov’è finita invece la nostra capacità di interrogarci sul bene? Se coltiviamo sempre e soltanto domande sul male sarà sempre più difficile articolare parole definitive per limitarlo e ridurne la potenza, rischiamo soltanto di ingaggiare un dialogo pericoloso con uno molto più forte di noi.
La domanda sul senso e il significato del bene che ci viene suggerita al termine di questo episodio, diventa allora una chiave di lettura fondamentale: non si può ragionare correttamente sul male e arrivare a conoscere la via per metterlo a tacere, se non si alimenta la ricerca costante sulle implicazioni che le manifestazioni del bene alimentano nella nostra vita. Se non ci facciamo più domande sul bene presente nella vita di ogni giorno, dandolo per scontato, o peggio, ritenendo che non ci sia, creiamo le condizioni perché il male prenda sempre più piede finendo per lasciargli spazio addirittura in quelle realtà dove ci sembrerebbe impossibile incontrarlo.
Dall’affollata sinagoga di Cafarnao si alza il grido che ci invita a rimettere al centro dei nostri interessi il bene, a riconoscere che se il male ha il suo fascino, il bene, se lo continuiamo a interrogare nella maniera giusta, alla maniera del vangelo, è infinitamente più affascinante e misterioso. Un mistero bello da attraversare e che non può essere esaurito.