Help!

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Le azioni che il Risorto compie, nel racconto dell’apparizione riportato da Luca nel brano della Terza domenica di Pasqua anno B (Lc 24,35-48), sono molto concrete e tutte volte a dimostrare la continuità di identità tra colui che è stato crocifisso e colui che ora si presenta agli occhi increduli dei suoi discepoli. Dopo aver salutato attraverso il dono della pace, invita a guardare mani e piedi dove risultano ben visibili i segni dei chiodi. Di fronte allo stupore e all’incredulità dei suoi, chiede qualcosa da mangiare e dopo aver accettato una porzione di pesce arrostito, la mangia davanti ai loro occhi per dimostrare di non essere solo un fantasma ma di avere un corpo. Infine, proprio come aveva già fatto con i due di Emmaus, offre la chiave di lettura per comprendere la sua nuova realtà leggendo e spiegando le Scritture.

Potremmo, allora, riassumere in questo modo: il Risorto dona la pace stando in mezzo ai suoi, ricorda il legame necessario e indissolubile tra croce e risurrezione, ma anche tra vita terrena e ciò che attende dopo la morte e infine si offre come chiave interpretativa di tutta la Scrittura. I credenti sono chiamati a offrire la propria testimonianza proprio rispetto a queste realtà fondamentali della fede.

Nei racconti lucani della risurrezione colpisce l’insistenza sulla centralità della Scrittura come chiave di accesso alla comprensione dell’esperienza del risorto: Luca sembra quasi suggerirci che per comprendere appieno la Scrittura sia necessario partire dalla resurrezione e viceversa che la risurrezione risulta incomprensibile senza il filtro della pagina biblica. Un legame talmente stretto e necessario che basterebbe a interrogarci molto seriamente sul ruolo che concediamo alla Scrittura nella nostra vita e in quella delle nostre comunità. Già san Gerolamo suggeriva che l’ignoranza delle Scrittura è ignoranza di Cristo, eppure ciclicamente le comunità cristiane sembrano dimenticarlo: dove manca la frequentazione della Bibbia, la presenza di Cristo perde consistenza. Per usare un’immagine provocatoria, il Risorto rimane un fantasma e sbiadisce nella memoria dove manchi un’assidua lettura della Parola di Dio.

L’immagine, riportata da alcune testate online, di quei naufraghi salvati dopo più di una settimana di permanenza sull’isola deserta di Pikelot, grazie alla parola Help scritta a caratteri giganti sulla spiaggia, utilizzando foglie di palma, ci può aiutare a comprendere in che modo vedere la realtà della Bibbia nella vita della Chiesa: senza la Parola diventiamo invisibili e anche il nostro rapporto con Dio diventa impalpabile, diventerebbe difficile essere salvati o diventare strumenti di salvezza per qualcuno.

Senza la Scrittura il Gesù della storia perderebbe consistenza e il Risorto non potrebbe continuare a incidere sulla storia di ogni tempo attraverso il dono dello Spirito. Perfino il gesto del condividere il cibo, in questo caso pesce arrostito, gesto che nel Vangelo ha sempre un chiaro riferimento di tipo eucaristico, chiede di essere spiegato attraverso le parole che lo hanno raccontato altre volte e in altri contesti: i discepoli possono riconoscere il legame tra chi hanno davanti e il Gesù che hanno conosciuto in carne e ossa, proprio perché altre volte hanno mangiato con lui.

Può sembrare paradossale, ma, in fondo, la Bibbia per noi, è lo strumento attraverso cui poter chiedere aiuto, lo strumento attraverso il quale Dio ci mette a disposizione qualcosa di molto concreto per rispondere al nostro desiderio di salvezza. Le nostre intuizioni, gli incontri importanti, le esperienze significative hanno tutte bisogno di una mappa per essere decifrate. Questa mappa Dio ce la offre nella sua Parola, perché possiamo continuare a dialogare con lui e a dare consistenza alla nostra vita.

Questa è la concretezza della risurrezione: non fermarsi alla memoria e al ricordo, ma sentire un legame vivo con chi ci offre un racconto e una parola necessari a interpretare la nostra realtà.

Non dobbiamo aver paura di tenere tra le mani e leggere la mappa che ci fa scoprire che siamo naufraghi ma sempre con la possibilità di essere salvati in ogni momento della nostra vita.

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