Ricchi e sordi – Lc 6,20-26

Ricchi e sordi – Lc 6,20-26

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

Siamo davanti a un brano il cui stile profetico si concentra sulla dimensione sociale del vivere. La prospettiva escatologica dell’insegnamento di Gesù, quella cioè che riguarda le fine di ogni cosa, mette l’evangelista Luca nella condizione di poter esprimere un giudizio sul momento presente.

Dal mondo visto a partire dalla fine emerge con chiarezza il carattere velenoso della divisione: i ricchi esercitano un dominio che è sordo all’invocazione del povero.

Beatitudini e guai visti dalla prospettiva della fine tracciano un capovolgimento dello stato attuale delle cose al punto da risultare il giudizio più oculato e pronto.

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