Dietro a lui

Dietro a lui

Salvare la propria vita è da sempre l’obiettivo principale di ogni uomo e ogni donna. Il modo di cercare come avere salva la vita cambia a seconda dei tempi e delle consuetudini: per qualcuno fare la guerra è un modo per salvare la vita, per altri accumulare beni è il modo migliore, per altri ancora avere una posizione sociale o essere riconosciuti come i migliori nel proprio lavoro è la giusta prospettiva. Perfino chi compie un reato, in maniera più o meno consapevole, è convinto di agire per la propria salvezza. Ne sono convinti i tanti adolescenti, sempre più violenti e abbandonati a se stessi, che cercano di affermare la propria esistenza a scapito degli altri, anche perché dai più, ormai, si sentono ripetere che per essere salvi bisogna sentirsi liberi.

Il diciassettenne di Paderno Dugnano che ha sterminato la propria famiglia ha dichiarato che voleva emanciparsi e che si sentiva oppresso dai legami famigliari: una folle corsa verso una salvezza malintesa.

Purtroppo fatti drammatici di questa portata ne sono sempre successi, ma quello che ci risuona oggi nelle orecchie è un campanello d’allarme enorme se collocato nel contesto di generale fragilità della generazione post-covid. La chiusura invocata per la salvezza si è trasformata, nella vita di tanti ragazzi, in una forma di autismo esistenziale che porta a vedere come unica prospettiva quella che ti offre il mondo: quella che nel vangelo di questa XXIV domenica del tempo ordinario anno B (Mc 8,27-35) viene adottata anche da Pietro.

Dopo aver riconosciuto in Gesù il Cristo salvatore, il primo degli apostoli non accetta la logica conseguenza di questa illuminazione frutto dello Spirito, ma torna a ragionare nel solco di quello che il male gli mette davanti agli occhi: vuoi essere salvo? Allora difenditi con i denti, chiuditi in te stesso e pensa agli strumenti di cui dotarti per essere sicuro. Ragionare secondo gli uomini, per il Vangelo, vuol dire diventare un Satana, cioè uno che non ha bisogno di nessuno per affermare se stesso, uno che ha come unico scopo quello di liberarsi da ogni legame per diventare immagine della propria forza e potenza. Per Pietro, se Gesù è il Cristo, allora deve essere potente, forte, deve dimostrarlo, deve insegnare il modo attraverso cui avere salva la vita, deve smettere di parlare di morte e debolezza.

Gesù è il Cristo e ci chiede di seguirlo, ha la pretesa di insegnarci come vivere e in che modo cercare la salvezza, ma lo fa in modo nuovo, secondo quello che gli suggerisce il Padre nello Spirito. Un discorso che il mondo rifiuta perché pericoloso, perché davvero capace di sovvertire la realtà, un discorso che non limita la nostra libertà: scegliere la croce e portarla con consapevolezza, vuol dire accettare la propria vita e spenderla per gli altri, senza trattenere nulla, proprio come ha fatto il maestro. Perdere la vita per averla salva, questa è la prospettiva nuova. Camminare dietro a lui e seguire i suoi passi ci porta a ragionare finalmente da discepoli veri: uomini e donne che non hanno paura di affermare che l’unico modo per avere vita è liberarsi da ogni forma di chiusura, emanciparsi dalla logica del mondo che ricerca solo la propria sicurezza e affermazione a scapito degli altri.

Vuoi morire davvero? Pensa solo e continuamente a te stesso.

Vuoi avere salva la vita? Buttati e spendila per gli altri, guarda a chi lo ha fatto fino a salire sulla croce. Gesù ha scelto la via della croce perché sentiva di essere sempre accompagnato dal Padre: la salvezza passa proprio da qui, dalla convinzione di non essere mai soli e di essere accompagnati nel cammino che ci porta alla consapevolezza di noi stessi, quella vera, quella che ci fa sentire uomini e donne fragili che insieme, però, possono essere salvati prima di tutto da se stessi e dalla propria confusione. Nel prendersi cura degli altri, camminando secondo lo stile del Vangelo, perdiamo la nostra vita ma ci prendiamo veramente cura di noi stessi.

È troppo facile concludere dicendo che perfino nella tragedia di Paderno c’è una piccola luce? I nonni del ragazzo che prendono su di sé la croce terribile di questa vicenda senza lasciarlo solo, cercando di riallacciare quei legami che diventano segni leggerissimi e fragili di una vera libertà. Nessuno si salva da solo.

Niente di facile: la logica degli uomini non è quella del Vangelo.

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