Stella polare

Stella polare

Come leggere i segni dei tempi? Come stare di fronte agli avvenimenti tragici che segnano le pagine più cupe della vita di questa nostra generazione? Il vangelo che Marco ci regala in questa XXXIII domenica del tempo ordinario anno B (Mc 13,24-32), usando il linguaggio caro alla tradizione apocalittica e facendo esplicito riferimento alle immagini del libro di Daniele, non vuole metterci paura, ma cercare di dare una risposta proprio a queste domande.

Di fronte al disorientamento che sperimentiamo davanti ai disastri della natura, fatti che ormai non rivestono più il carattere di straordinarietà, ieri l’Emilia Romagna, poi la Spagna, in questi giorni alcune zone della Sicilia, c’è da chiedersi se non sia il caso di cambiare atteggiamento nei confronti di un certo modo di stare al mondo. Se poi aggiungiamo il riferimento a guerre che sentiamo sempre più vicine e pericolose anche per la nostra sicurezza, allora il quadro tracciato dal vangelo non pare poi così ipotetico e lontano.

In effetti, a leggere con attenzione, veniamo proprio messi davanti alla considerazione ovvia, ma da cui tendiamo a fuggire, che la nostra generazione non è in nulla diversa dalle altre che l’hanno preceduta: ogni generazione è chiamata a fare i conti con segni duri e difficili che mettono in luce tutta la fragilità dell’esistenza umana e del creato.

Senza gli astri a cui fare riferimento l’uomo del passato non era in grado di viaggiare, noi che abbiamo tutti gli strumenti per poterci muovere anche in condizioni avverse, in realtà, facciamo fatica a capire in quale direzione vogliamo andare. Noi, come loro, ci sentiamo smarriti e facciamo fatica a trovare un senso alla vita.

Il vangelo di questa domenica ci invita proprio a scommettere su questi momenti di smarrimento, a credere che la risposta circa il senso profondo del nostro esserci sta proprio nella volontà di Dio e del Figlio dell’uomo di abitarli e rendersi presente.

Nelle parole di Gesù c’è sicuramente un riferimento alla sua venuta definitiva quando tutto sarà ricapitolato in lui, ma tra le righe si può scorgere anche un riferimento al suo farsi vivo nella vita di questa nostra generazione e di questa nostra storia: quando vedrete accadere queste cose, allora sappiate che il Signore è vicino, sta alle porte dei nostri cuori per chiedere di entrare e potere abitare in noi. In questo modo, se lo vogliamo, egli vuole farsi presente per riportare pace e uno sguardo riconciliato sulla vita del mondo.

Davvero commovente l’immagine della pianta di fico: di fronte a quello che ci pare troppo difficile da guardare, veniamo invitati a volgere lo sguardo sulle realtà umili del quotidiano, sulle piccole cose da cui ripartire ogni giorno. Non è un invito al ripiegamento su una dimensione intimistica e privata, ma anzi una spinta a trovare gli occhiali giusti per riconoscere l’estate che avanza, la stagione matura della nostra vita in cui iniziare finalmente a fare i conti con le cose serie e importanti: da qui e solo da qui, potrà rinascere in noi il desiderio di abitare la storia, anche quella spesso dura e difficile che abbiamo davanti, con un senso nuovo e profondo di responsabilità. Da qui potrà nascere di nuovo nei nostri cuori la certezza di abitare il tempo giusto della storia, semplicemente perché il nostro tempo, quello che ci è donato per vivere.

Dobbiamo essere consapevoli che ci sono realtà drammatiche da attraversare, ma che queste realtà accompagnano da sempre la storia dell’umanità.

Quello che è differente e che Gesù vuole consegnare a ciascuno di noi, è che tutte queste esperienze possono essere vissute con la guida di qualcosa che resta stabile e che non cambierà mai: la sua Parola.

Gli astri potranno anche venire meno, tutto potrà essere soggetto a sconvolgimenti, ma un cuore centrato su qualcosa che dura per l’eternità non verrà mai meno: la nostra stella Polare è la sua Parola.

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