Un medico instancabile – Mc 2,13-17
In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Il mio medico di base è una dottoressa giovane e simpatica, molto accurata e professionale, nella quale ripongo grande fiducia; quando vado in studio da lei è anche piacevole scambiare due chiacchiere. Ma devo ammettere che preferisco vederla e sentirla meno possibile, perché vuol dire che non ho particolari problemi di salute.
Abbiamo tutti abbastanza chiaro che «non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati». E credo che applichiamo alla dimensione spirituale un po’ lo stesso criterio, per cui, in fondo, desideriamo essere giusti, perfetti, per non trovarci a dover riparare alle nostre mancanze; anzi, forse pensiamo che Dio un po’ si aspetti da noi che pian piano ci arriviamo.
Ma il brano di oggi ci dice che Gesù ragiona in modo diverso: la nostra imperfezione attira il suo amore, il suo desiderio di entrare nella nostra vita e di chiamarci a stare con Lui. Il nostro non essere perfetti ci dà accesso ad una vicinanza speciale da parte sua. Non per niente nella liturgia della notte di Pasqua il peccato è definito “felice colpa”!
Accogliamo allora con gratitudine questa dedizione di Dio nei nostri confronti, con la certezza di poter sempre far affidamento su questo instancabile medico.